3) I nazionalismi etnici travolgono i
balcani
Dopo gli scontri nel Kosovo, all’interno
del centro di potere serbo, vengono a formarsi due correnti. Quella moderata,
facente capo al Presidende Serbo Ivan Stambolic, e quella nazionalista, formata
da Milosevic e il suo braccio destro e consigliere, il parlamentare Borisav
Jovic.
A questo punto si arriva alla resa dei
conti. Al congresso della Lega dei Comunisti in Serbia, Milosevic va
all’attacco. Con una classica formula retorica “dipinge” il suo avversario come
un “dittatore” che non vuole dar la parola alla parte più energica e
propositiva del partito. Stambolic è con le spalle al muro. Si dimette e
durante il suo ultimo discorso di fronte alla lega afferma: “Non è un mio
problema. E’ un vostro problema”; parole che ascoltate adesso sembrano oscure
previsioni. Poi si volta e getta uno sguardo di sfida verso il suo nemico
politico.
Ma è una sfida già persa. Non solo
Milosevic in precedenza aveva tramato e cercato alleanze con altri delegati
federali serbi ma anche l’approccio dei due rivali sembra far capire ai votanti
che la questione è già chiusa. Il nuovo leader serbo, aggressivo e sicuro di
sè, propone immediatamente la votazione sulla questione Kosovo. La votazione —
per alzata di mano — è una umiliazione per Stambolic; nella forma e nella
sostanza. Ormai Milosevic non conosce argini all’interno dei confini della
propria terra.
A questo punto cominciano le “purghe”. In
un clima tumultuoso — tra scioperi e manifestazioni — le vecchie classi
dirigenti del partito comunista si dimettono o vengono costrette a farlo.
Uomini di fiducia del leader serbo vengono insediati nella Repubblica
Socialista del Montenegro e nella Provincia Autonoma di Vojvodina. La stessa
cosa viene tentata nel Kosovo ma qui la questione è ben più complessa.
Il capo politico riconosciuto dalla
maggioranza albanese, Azem Vllasi, non viene abbandonato dal “suo popolo”.
Cerca di compattare i suoi simpatizzanti e dividere i serbi kosovari da
Belgrado. “Dobbiamo restare uniti, Albanesi e Serbi”, proclama durante una
manifestazione anti-Milosevic. Pura illusione. Siamo nel 1989; in quel momento
la situazione socio-economica è esplosiva. L’effetto valanga è ormai partito
senza che nessuno degli attori politici interni ed esteri, come gli USA o la
UE, riescano a frenarlo. La Slovenia non aspetta altro e per bocca del suo
leader, Milan Kucan, si schiera con gli albanesi.
4) Ma perché proprio il Kosovo?
“Il buon uso della memoria è quello che
serve una giusta causa, non quello che si limita a riprodurre il passato”
Tzvetan Todorov
Dicevamo, perché qui? Milosevic pensava
veramente di poter imporre la sua politica in una regione difficile come il
Kosovo o cercava lo scontro per il mantenimento del proprio potere etnico e
politico?
Ma quando si parla di questioni kosovare
non si può non aprire una (lunga) parentesi di carattere storico. Ho cercato di
fare una premessa nella I parte; il fatto è che questa regione ha una storia
nella storia. Quindi è il caso di fare un passo indietro… forse più di uno.
Questa piccola e burrascosa parte
dell’Europa di confine viene ritenuta terra nativa sia dagli albanesi, che si
ritengono eredi della popolazione degli Illiri, sia dai serbi, che hanno
edificato durante il XIII secolo chiese, luoghi di culto e monasteri ortodossi.
In quello che sembra un triste remake del conflitto nella Palestina
mediorientale — se possibile più intricata — l’alternanza di varie dominazioni
culturali e religiose hanno fatto sì che un omogeneo gruppo etnico, religioso,
statuale, di popolo o, in epoca più recente, un vero e proprio potere
istituzionale nazionale, non sia mai esistito. Almeno non in modo costante nel
tempo, né tanto meno esplicito a livello di egemonia culturale.
Anche se divisi linguisticamente gli
albanesi e i serbi “entrano” nella storia come alleati contro il comune nemico
musulmano ottomano. La famosa battaglia della Piana Dei Merli del 28 giugno
1389 vede fronteggiarsi il Principe Lazar a capo di un’alleanza che comprende,
oltre che i due popoli protagonisti sopra citati, anche bosniaci e magiari, e
la forza dell’Impero Ottomano del Sultano Murad I. L’Impero Turco ha la meglio
ma la popolazione serba riesce a mantenere un certa forma di indipendenza nel
Kosovo.
Nasce un periodo di scontri che finirà con
il portare ad una stabilità sociale sotto il dominio Ottomano fino alla I e II
Guerra Mondiale. Senza ripetere le cose dette nel precedente articolo in merito
ai conflitti religiosi e ideologici che sconvolsero la zona, basterà ricordare
che in quel periodo anche nella regione in esame i crimini, le pulizie etniche
e tribali con le conseguenti migrazioni si fanno sentire in modo analogo come
nel resto dei Balcani. Inoltre la migrazione del popolo albanese si fa costante
e questa diventa demograficamente preponderante in Kosovo.
E veniamo alla storia recente. Con
l’unificazione della Jugoslavia, il regime Comunista di Tito cerca di frenare
ulteriori migrazioni allo scopo di mantenere una relativa tranquillità. Mentre
tra le due guerre, gli albanesi kosovari (prevalenti in massima parte
dall’Albania settentrionale), sono uccisi, repressi e costretti ad abbandonare
le proprie terre a favore dei serbi, durante l’occupazione nazista sono i serbi
ad essere uccisi e scacciati dalla regione.
Come si vede: storia nella storia. Odio
nell’odio.
5) Armatevi e partite
In Kosovo la situazione è incandescente.
La Slovenia vuole la secessione. In Croazia — dove una forte minoranza serba è
presente ai più alti livelli amministrativi e militari locali — viene eletto il
nazionalista Franjo Tudman, ex combattente nelle fila dei partigiani di Tito
durante la guerra di liberazione e militare in carriera prima dell’approdo in
politica.
Se già è difficile capire ed enumerare le
forze in campo etnico-nazionaliste a livello generale, la comprensione
analitica di singole specifiche situazioni rende il tutto talmente enigmatico
da risultare illogico. All’interno dei singoli partiti, movimenti, nazioni,
etnie, ci sono avversari esterni ed interni; croati non nazionalisti, serbi anti-Milosevic.
I Balcani stanno esplodendo; ogni singola
situazione è una miccia molto corta attaccata ad una bomba potentissima.
Ad esempio, questo è l’approccio al
proprio lavoro dei poliziotti serbi in Croazia nelle località a prevalenza
demografica serba…
A Belgrado la grande manifestazione del 9
Marzo 1991 da parte dell’opposizione al leader serbo, organizzata da Vuk
Draskovic, finisce come la tensione del momento impone.
(Ah… notate al minuto 1:00 come carica la
polizia. Sparando. Gli scoppi che si sentono dopo sono tutti o quasi spari.
Duecento le persone arrestate, decine di feriti e due persone morte. Peggio non
poteva andare)
Nessun commento:
Posta un commento