mercoledì 6 gennaio 2016

Commissione d'inchiesta sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro - Rapporti tra le Brigate Rosse e l'organizzazione palestinese OLP -

Rapporti con i palestinesi

Da numerose testimonianze di "pentiti" risulta che sia le BR, sia Prima Linea, hanno stabilito rapporti non occasionali con gruppi minoritari ed estremisti della resistenza palestinese dai quali, o tramite i quali, hanno ricevuto forniture di armi, di cui due particolarmente consistenti.

Le armi cominciarono ad arrivare subito dopo l'assassinio dell'onorevole Aldo Moro e determinarono un salto qualitativo e quantitativo nell'armamento delle maggiori organizzazioni terroristiche.
Di questo improvviso flusso di armi si rese conto anche Barbone, che pure militava in un gruppo minore, il quale ha dichiarato: "avemmo la certezza che fossero stati aperti dei rubinetti che fino a qualche tempo prima, invece, erano chiusi".

Un primo carico fu trasportato dal Libano in Italia, nell'estate nel 1978, dai CO.CO.RI. di Oreste Scalzone che si avvalevano, per questo traffico, dell'opera di Maurizio Folini (Armando).

Numerosi indizi portano a ritenere che ad aiutare Folini a procacciarsi le armi possano essere stati il FPLP di George Habbash o, come ha riferito Sandalo, "gruppi minori che sfuggono alle trattative e agli impegni che l'OLP prende e decide a livello europeo e mondiale".

L'imbarcazione fu fornita da Folini e sembra accertato che lo sbarco, diversamente da quanto affermato da Sandalo, che ha indicato Brindisi, sia avvenuto a Fiumicino. Le armi, di fabbricazione russa e cinese, furono distribuite a Prima Linea, alle BR e ad un gruppo minore denominato PAC.

Va però notato a questo proposito che mentre le armi trasportate da Moretti, e sulle quali si riferirà tra poco, furono ottenute e distribuite gratuitamente, quelle di Folini furono acquistate e rivendute, sia pure a prezzi considerati "politici". Prima Linea, ad esempio, sborsò 16 milioni per ottenere 4 o 5 AK47 e un certo quantitativo di bombe a mano anticarro e antiuomo. Anche a Marco Barbone furono richiesti 5 milioni, da versare anticipatamente, per una fornitura di armi che i CO.CO.RI. si ripromettevano di poter fare organizzando un secondo trasporto che poi non ebbe luogo. Si è quindi portati a ritenere che, per quanto riguarda le armi trasportate da Folini, i palestinesi abbiano in realtà fatto da tramite con veri e propri mercanti d'armi libanesi.

Lo stesso Donat-Cattin ha dichiarato al giudice istruttore di essere certo che il FPLP di George Habbash si limitò a mettere in contatto Folini con un mercante d'armi.

Attraverso le forniture di armi Scalzone tentò di realizzare l'ambizioso progetto di spingere verso l'unificazione le diverse organizzazioni terroristiche e di affermare su di esse la sua leadership politica. La recisa opposizione delle BR fece però subito naufragare tale tentativo.

Secondo Barbone i dirigenti di "Rosso" intrattennero rapporti con tutti i gruppi terroristici europei e svolsero un ruolo nelle iniziative tendenti a creare un rapporto tra terrorismo italiano e palestinesi. In particolare Strano si sarebbe recato in Medio Oriente, dove fu fotografato in un campo di addestramento palestinese. Col FPLP ebbe certamente rapporti Pifano, essendo nota la dichiarazione rilasciata da George Habbash al momento in cui l'esponente di Autonomia fu sorpreso ed arrestato mentre trasportava alcuni missili.

Anche i rapporti diretti delle BR con i palestinesi iniziarono dopo l'assassinio dell'onorevole Moro con un incontro avvenuto a Parigi tra Moretti e "un rappresentante non ufficiale dell'OLP".
Secondo Savasta, i palestinesi, colpiti dall'efficienza dimostrata dalle BR, avrebbero offerto il loro appoggio in cambio di un impegno delle BR ad attaccare in Italia obiettivi israeliani e la NATO. Le BR avrebbero accettato tale condizione, tanto che fra il novembre e il dicembre 1979 condussero, in vista di un attentato, una inchiesta sull'addetto militare israeliano a Roma.

Secondo Peci, invece, le armi sarebbero state donate come compenso per il contemporaneo trasporto di altre armi destinate all'IRA e le BR avrebbero chiarito subito di non essere interessate a divenire "il braccio armato dell'OLP in Italia" essendo il loro obiettivo la guerra di classe. Analogo, come vedremo, il racconto di Sandro Galletta.
A far ritenere più esatta, per quanto riguarda la contropartita, la versione di Savasta, oltre ai successivi sviluppi sui quali si riferirà tra breve, sta il fatto che, in occasione dell'arresto di Bruno Seghetti e Luca Nicolotti, avvenuto a Napoli il 19 maggio 1980, fu trovato in loro possesso un appunto scritto in lingua inglese nel quale erano indicati i nomi, le qualifiche e gli indirizzi dell'ambasciatore e dell'addetto militare israeliani a Roma.

Galati, d'altra parte, ha riferito che Moretti, allorché esercitò pressioni sulla colonna veneta perché fosse condotta un'azione contro un alto ufficiale della NATO, fece riferimento alla necessità "di impiegare le armi nell'uso per il quale ci sono state consegnate".
Una prima offerta di aiuto consistette nell'invito ad inviare militanti BR ad addestrarsi in campi nel Libano, ma tale offerta fu rifiutata per le difficoltà ed i pericoli che un così lungo viaggio comportava. Fu accettata, invece, la fornitura di armi.

Savasta ha parlato di un primo carico di armi trasportato via terra, dalla Francia alla Liguria, nell'estate 1978 da Moretti, Lo Bianco, Dura e Miglietta.
In considerazione del fatto che Savasta ha dimostrato di essere poco informato su questa prima spedizione, e tenendo conto che egli ha ripetutamente affermato che i carichi furono soltanto due, è possibile che, in effetti, si sia trattato dello stesso carico trasportato da Folini via mare. Coincide, del resto, anche la descrizione del materiale trasportato. 

E' certo, invece, che un secondo carico fu trasportato, nell'estate del 1979, dall'imbarcazione "Papago" a bordo della quale erano Moretti, Dura, Galletta ed il medico Massimo Gidoni, proprietario dell'imbarcazione.

Per quanto riguarda le modalità del trasporto conviene riferirsi al racconto che del viaggio ha fatto Galletta il quale, pur essendo un gregario politicamente non qualificato e quindi non in grado di dare giudizi autorevoli sugli aspetti politici della vicenda, è certamente più informato di altri sui fatti ai quali ha personalmente partecipato.
Galletta ha raccontato che il "Papago" partì dal porto di Numana, nei pressi di Ancona, e fece tappa a Brindisi e a Cipro. A Brindisi la Capitaneria di porto non controllò i documenti, mentre a Cipro fu necessario esibire i passaporti, autentici per Galletta e Gidoni, falsi per Moretti e Dura.
L'imbarcazione sostò un giorno nel porto di Cipro e quattro giorni in una rada adiacente.
Durante la sosta Moretti scese a terra per incontrare una persona e, al suo ritorno, informò gli altri che erano arrivati in anticipo.

Ripartita da Cipro, l'imbarcazione giunse in vista della costa libanese e si ancorò quattro miglia al largo di una città dominata da una fortezza. Qui essa fu raggiunta da un'altra imbarcazione a bordo della quale erano uomini armati e si procedette al trasbordo delle armi: circa 150 mitra Sterling con due caricatori ciascuno; una decina di FAL di produzione belga; due mitragliatrici leggere rispettivamente di fabbricazione russa e cinese; sei granate a razzo; due tubi lanciarazzi; due cassette di bombe a mano tipo ananas; cinque o sei quintali di esplosivo plastico; venti granate "Energa"; detonatori elettrici e a miccia; munizioni calibro 9 lungo; 25 involucri contenenti missili.
La maggior parte del quantitativo di armi era destinata all'IRA e, probabilmente, anche all'ETA.

Galletta ha dichiarato: "le armi furono consegnate senza pretendere corrispettivi in denaro: in definitiva chi ce le consegnò pretese solo in controprestazione che una parte delle stesse fosse custodita dall'organizzazione e fatta successivamente pervenire ad altri gruppi terroristici europei. Per evitare confusione le armi non destinate alle BR furono, all'atto della consegna, contrassegnate con segni di colore azzurro".

Durante il viaggio di ritorno, il "Papago" sostò a Cipro e a Tricase. Le armi furono trasbordate, nei pressi di Venezia, su un'imbarcazione condotta da Andrea Varisco e da Vincenzo Guagliardo e da questa sbarcate a Quarto d'Altino. Da qui le armi furono trasportate a Mestre ove avvenne la distribuzione alle varie colonne BR.
Circa l'identità dei fornitori, Galletta ha potuto soltanto dire di aver saputo da Dura "che si trattava di una frazione dell'OLP, dissidente ovvero minoritaria".

Le armi non destinate alle BR furono immagazzinate in due depositi costituiti a Montello (Treviso) e in una località della Sardegna. Anche Peci ha parlato della costa libanese come punto d'imbarco. Savasta ha invece affermato che le armi furono caricate nelle acque di Cipro, ma tale suo convincimento pare frutto di un equivoco. Moretti, infatti, allorché Peci fece le prime rivelazioni sull'episodio, confidò a Savasta la sua soddisfazione per il fatto che Peci non avesse parlato di Cipro, dato che sarebbe stato possibile, attraverso le autorità cipriote, identificare Galletta e Gidoni che erano stati registrati dalle autorità portuali dell'isola con le loro generalità, avendo esibito passaporti autentici. Questa confidenza di Moretti ha portato Savasta a ritenere che le armi fossero state caricate a Cipro.

Resta poi il fatto che, una volta ottenute le armi, le BR cancellarono dai loro programmi le azioni promesse ai palestinesi, secondo Savasta per la difficoltà politica di conciliarle con la strategia dell'organizzazione, tutta incentrata sulla vicenda italiana.
Tale disimpegno ebbe la conseguenza di raffreddare i rapporti con i palestinesi, che giunsero ad interrompersi anche a causa di nuove difficoltà insorte.
Al momento dell'entrata di Savasta nell'esecutivo (gennaio 1981) i rapporti erano già interrotti.

Risulta da numerose testimonianze che i contatti con i palestinesi sono stati sempre mantenuti a Parigi, laddove operava (e forse opera tuttora) una "rete di compagni".
Del loro mantenimento si curò sempre Moretti, che si avvaleva della collaborazione della Braghetti, mentre, dopo l'arresto di costoro, l'incarico passò a Miglietta ed a Guagliardo che erano i soli ai quali Moretti aveva trasmesso un numero telefonico segreto di Parigi, necessario allo scopo. Poiché la "rete parigina" assicurava i collegamenti delle BR con i palestinesi e con altri gruppi armati stranieri, l'arresto di Miglietta e di Guagliardo mise praticamente in crisi tutti i collegamenti internazionali.

Tale era la situazione al momento dell'arresto di Savasta.

Certo, a prima vista, può apparire assurdo il fatto che sia i gruppi palestinesi, sia i servizi israeliani, impegnati in una dura guerra tra loro, possano essersi trovati d'accordo nell'offrire aiuti al terrorismo italiano.
Come si vedrà più avanti, gli israeliani potevano avere interesse, in un certo momento, alla destabilizzazione del quadro politico italiano, sia perché convinti che il governo americano sarebbe stato costretto ad offrire il massimo appoggio ad Israele, una volta constatata la fragilità dell'alleato italiano, sia perché preoccupati di una possibile evoluzione in senso filoarabo della politica estera italiana in caso di partecipazione comunista alla maggioranza di governo.

Ci si chiederà allora come è possibile che gruppi che militano nella resistenza palestinese non abbiano avvertito l'esigenza opposta.

Una spiegazione convincente può essere trovata considerando che esiste all'interno dell'OLP una grave divergenza su questo problema. I settori maggioritari della resistenza palestinese, pur seriamente impegnati nella guerra contro Israele, puntano in effetti ad una soluzione politica del conflitto e manifestano grande interesse al problema delle alleanze internazionali ed all'atteggiamento dei governi europei nei confronti della causa palestinese: da qui l'appello di Yasser Arafat per la salvezza di Moro ed il rifiuto di ogni appoggio al terrorismo europeo. 

Di contro, settori minoritari, ma presenti all'interno dell'OLP, non nutrono alcuna fiducia nella possibilità di soluzione politica della questione palestinese e sono conseguentemente orientati a favorire ogni forma di attacco militare ad Israele ed alla NATO nel territorio europeo e manifestano interesse per gli effetti destabilizzanti dell'attività terroristica in paesi che pure non possono essere considerati nemici della causa palestinese.

Va infine ricordato, a conferma delle divergenze sopra riferite, che i massimi dirigenti dell'OLP hanno sempre respinto con fermezza le accuse di connivenza con il terrorismo italiano.
Dopo l'appello di Arafat per la liberazione di Moro, Nemer Hammad, rappresentante dell'OLP in Italia, dichiarava che la sua organizzazione non solo era completamente estranea alle attività terroristiche delle BR, ma considerava ogni compromissione con il terrorismo italiano dannosa per la causa del popolo palestinese. Aggiungeva però di non potere escludere in assoluto contatti delle BR con elementi palestinesi, stante l'esistenza all'interno della resistenza palestinese di frange estremiste interessate ad imporre la strategia della violenza. Non convincente appare, invece, la dichiarazione rilasciata dal Presidente del Dipartimento della Magistratura rivoluzionaria dell'OLP Abu Al Hakam dopo l'incontro di Arafat con il giudice Domenico Sica, secondo la quale nessun appartenente all'OLP, nessuno dei membri delle organizzazioni che di essa fanno parte ha mai fornito alcun appoggio ed aiuto ad organizzazioni e gruppi terroristici italiani.

L'armamento di provenienza estera.

Si è tentato di trarre prove di eventuali collegamenti internazionali dall'esame delle armi rinvenute nei covi scoperti.
Non è risultato possibile - come hanno riconosciuto i responsabili dei nostri servizi di sicurezza - considerare significativa la provenienza di un'arma da uno Stato come indice della responsabilità di quello Stato o dei suoi servizi, giacché bisogna tener conto degli strani giri che queste armi finiscono per fare.

Ad esempio il carico di armi trasportato in Italia dal Papago comprendeva mitra Sterling, bombe a mano MK2, FAL di produzione belga, razzi controcarro americani, razzi aria-terra francesi, missili anticarro Energa di produzione belga.

Il carico pervenuto via terra era composto da armi di produzione russa e cinese e da pistole Browing HP.
In Italia è stato rinvenuto in un covo un mitra di produzione italiana venduto all'esercito saudita. Altre armi sequestrate risultano in dotazione alle forze armate tunisine. Si è già detto di armi sottratte ai depositi militari svizzeri. Nessuna seria conclusione è stata quindi possibile trarre da questo esame.

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